Chiesa del Carmelo
|
Chiesa di S.Antonio

La chiesa di Sant’Antonio si trova nel centro abitato della parte bassa del paese e fu costruita come luogo di culto nel 1409 (ciò viene attestato da una bolla di indizione di Fra Bonaventura Secucio datata il 23 luglio 1617). Nel 1743 risulta essere Chiesa sacramentale coaudatrice mentre nel 1800 succursale della Chiesa Madre. Nei documenti la troviamo denominata con il titolo di S.Antonio Lo Novo. L’estrema semplicità di questa Chiesa ne fa un monumento unico per importanza storico-artistica nel contesto di tutto il paese.
La facciata ha subìto un notevole rifacimento, effettuato nei primi anni del ‘900; a due ordini sovrapposti si eleva su un’alta scalinata aggiunta in epoca successiva quando si abbassò il piano della strada (1922, anno inciso sul gradino) un tempo a livello del portone del tempio. All’altezza della porta vi è un timpano quasi triangolare sporgente ed un semplice rosone.
La facciata è divisa da una vistosa architrave e termina con una loggia centrale che funge da campanile e da un orologio che occupa uno dei due rosoni laterali. La costruzione viene chiusa da un’abside poligonale.
L’interno, costituito di una sola navata di pianta rettangolare con altari laterali, conserva un fastoso apparato di stucchi di gusto popolare, esempio di barocco siciliano. Un fulmine, nel 1925, annerì l’originaria decorazione in oro zecchino.
L’abside poligonale, commissionata dai procuratori Antonio Lo Vecchio e Andreotta Arengi, è ricoperta da alcuni affreschi che risalgono al tardo ‘700, attribuiti molto probabilmente al pittore locale Gianforte La Manna; essi richiamano scene note: la gloria di San Michele, il sacrificio di Abramo con Isacco, Adamo ed Eva e l’albero del peccato (nella parete di destra la SS. Trinità). Nella parte centrale della conca si trova il sontuoso quadro su tela di S.Antonio in cattedra e la sua vita illustrata in 16 riquadri dipinta da Giuseppe Alvino della scuola bolognose, datato nel 1608 e restaurato nel 1988 da Angelo Cristaldo. Accanto due nicchie con statue lignee seicentesche di autori ignoti: S. Giovanni Battista e S.Paolo Eremita.
Il tema religioso che prevale nel suo patrimonio artistico seicentesco è la rinuncia dei beni materiali a favore di un messaggio evangelico accettato dagli apostoli qui rappresentati su mensole sorrette da semplici ornamenti che campeggiano le 12 statue riconducibili al periodo fra 1600-1700 ed attribuite a Giovanni Battista Sberna di Tusa che nel 1697 proseguì i lavori avviati dai fratelli Serpotta di Palermo. All’interno fu eliminato gran parte del soffitto a volta e sostituito con un tetto piano.
|